Manifesto dell’edizione 2020

Tra ciò che c’era e il futuro, ciò che sarà, si è inserito con prepotenza un inaspettato presente, un tempo complicato e difficile vissuto in un’alternanza di incredulità, smarrimento, paura e una soffocante calma apparente.
L’edizione 2020 di Tones on the Stones e di Nextones era stata immaginata in maniera articolata, ricca di spunti e con un sincero desiderio di condividere con il pubblico quelle emozioni collettive che, secondo noi, solo lo spettacolo dal vivo può regalare. Poi è arrivata la pandemia a bloccare ogni slancio e a proiettarci in una dimensione di continui ripensamenti su una possibile edizione 2020.
Ma possiamo proprio ora rinunciare a visioni utopiche?
Oramai c’è inevitabilmente un prima e un dopo il virus e questo spartiacque ce lo porteremo addosso come un tatuaggio che ci ricorda la fragilità di ciò che siamo, del nostro rapporto con la natura, del sistema di vita occidentale in apparenza così inscalfibile.
Siamo partiti dall’evidenza di questo “segno” per immaginare un’edizione 2020 del festival che prende il nome di Before and After e la forma di un percorso di ricerca: un’opera-studio.
Non possiamo sapere come usciremo dalla pandemia, ma è forse è il momento di osare col pensiero, di amplificare la voce di artisti e creativi, di raccogliere narrazioni e visioni utili alla costruzione di una realtà più grande e sostenibile.
Before and After prenderà vita grazie a una residenza-laboratorio all’interno della Cava dismessa di Oira, una piccola frazione della Valle Ossola, una micro-comunità temporanea costituita da artisti, creativi, studiosi e tecnici, impegnata nella riflessione sulla parola “sociale” in un periodo in cui si è spesso fatto uso in maniera improvvida dell’espressione “distanziamento sociale”.
Parallelamente al percorso riflessivo e performativo, prenderà vita un cantiere di auto costruzione per iniziare a convertire lo spazio industriale della cava dismessa in un Teatro permanente nella Natura, una nuova casa per Tones on the Stones destinata a produzioni site-specific e a progetti inclusivi con i cittadini.
Il Diario di bordo multimediale è realizzato da Studio Temp, con la prestigiosa firma di Veronica Raimo e dal regista e documentarista Achille Mauri.